Sulla roccia deserta,
accanto al mare placido,
fratello ti ho trovato.
Muto eri e stanco,
e l’anima ti urlava
sul viso livido.
Guarda il mare:
ti è amico: ti parla:
racconta la tua storia:
battaglie solitarie
agli albori del mondo.
Ascoltala: nelle notti buie,
tumultuano onde rissose,
alta l’angoscia dei sogni,
come in te, ora che soffri.
E la roccia, cupa e nera
È, come il tuo affanno.
Ma, nelle notti limpide,
chiara splende la luna,
e vie d’oro ricama,
ne l’acqua assonnate.
Le onde glauche, dolci d’amore
leggende antiche
mormorano ai cuori stanchi.
Il tuo cuore rimane di pietra,
nel ricordo amaro.
Ma, dimentica!
Profuma d’alghe marine,
ancor l’anima tua,
e il gelsomino
del vecchio tuo giardino,
nell’isola canora,
ti ricorda
il profumo di un giorno.
Quello che vale.
Coraggio: fa come il mare:
combatti nelle notti buie,
e canta e sogna nelle notti chiare.
Non dimenticare, però,
che il sogno, come il canto
è un lento morire
in noi di cose vane.
Perché il sorriso sbocciante,
oltre il tramonto,
non muoia mai.
Allor, su queste rocce
nude e livide,
su cui, alto stridendo
passano uccelli spauriti
può primavera fiorire:
l’inconsunta e la vera,
la dolcissima,
nel profondo dell’anima tua, ove il sogno
trepido attende.
Francesco Perrone
L’ha ribloggato su Limite infinito.
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