Alfonso Brezmes
Chiedimi per quale ragione sono qui.
Potrei consolarti con risposte
simili a ponti ricurvi o armature
fatte per proteggere il cuore dell’uomo.
– Per quale scopo sei qui?
Ho detto per quale ragione, non per quale scopo.
Suvvia, non è poi così difficile:
in fin dei conti arriva per tutti
il giorno in cui ci facciamo questa domanda;
almeno una volta tutti abbiamo remato
in un mare pesante come piombo.
– Per quale ragione sei qui?
Ecco. Ora ci siamo. Vedi:
il vento soffia dove vuole
e strappa con la sua follia le promesse
e i vecchi ricordi senza futuro.
Ciò che vedi qui non è quello che s’è perso
ma quel ch’è sopravvissuto all’uragano,
stretto e tremante a un traliccio;
il paesaggio dopo la battaglia;
di nuovo la speranza instancabile,
si rialza e innalza la sua bandiera
tra il fumo di giorni distrutti.
Un cuore: la sua ostinazione.
Il suo non volersi fermare.
Tutto ciò che voleva essere e non riuscì a raggiungere,
rinato un’altra volta perché è possibile
prendere a battere di nuovo, anche senza un perché,
nel dolce cloroformio delle parole.
Traduzione dallo spagnolo di Mirta Amanda Barbonetti